DNA cell-free: diagnosi prenatale con un semplice prelievo di sangue

Medici combattuti tra attrattiva e scetticismo

04 maggio 2017 alle ore 20:30

Lo chiamano DNA cell-free screening.È un nuovo test prenatale, basato sull’analisi del DNA del feto, senza utilizzo di alcun tipo di cellule. Non è invasivo e risulta utile nella diagnosi di aneuploidi fetali.

L'aneuploidia è una variazione anomala nel numero dei cromosomi di un individuo. La più famosa aneuploidia è la sindrome di Down, nota anche come trisomia del 21 e caratterizzata dalla presenza di un cromosoma 21 in più del normale.

Il DNA cell-free

La prima descrizione di DNA rilasciato dal feto nel sangue della madre risale al 1997.

Da allora è stata studiata la possibilità di estrarre il DNA fetale, attraverso un semplice prelievo di sangue della madre; è stato sviluppato il test del DNA cell-free ed è stato immediatamente proposto come nuovo approccio per l’identificazione di anomalie cromosomiche.

Vantaggi

  1. La tecnologia del DNA cell-free offre risultati rapidi e precoci, nel primo trimestre di gravidanza.
  2. Si esegue grazie ad un semplice prelievo di sangue e non prevede estrazioni multiple.
  3. È di gran lunga meno invasiva dell’amniocentesi e dell’esame dei villi coriali.
  4. Oltre alla sindrome di Down, il test del DNA cell-free si è rivelato efficace per l’identificazione di altre trisomie, come quelle per  i cromosomi 13 e 18.

Limitazioni

Nonostante molti studi abbiano dimostrato ottime prestazioni per il test del DNA cell-free, la classe medica ha manifestato un certo scetticismo, sollevando problematiche cliniche ed etiche.

  1. Prima di tutto c’è una questione di marketing. C’è il rischio, secondo alcuni, che le strategie di mercato tendano a facilitare l'introduzione precoce del test del DNA cell-free nella pratica clinica, in assenza di dati consistenti, a supporto del suo utilizzo. È stato dimostrato che, negli studi iniziali e in quelli finanziati dagli sponsor, le prestazioni dei metodi diagnostici sono spesso sovrastimate. Per questo, prima di introdurre tale promettente tecnologia, bisogna condurre studi indipendenti dai titolari di brevetti o dai licenziatari e valutare bene la bontà analitica degli studi.
  2. La maggior parte dei dati attualmente disponibili dimostra le elevate prestazioni diagnostiche del DNA cell-free per le donne considerate ad alto rischio di anomalie cromosomiche fetali. Tuttavia, non ci sono sufficienti dati riguardo all'applicabilità di questa metodica in donne non a rischio.
  3. Durante l’esecuzione del test del DNA cell-free possono verificarsi risultati falsi positivi e falsi negativi con una probabilità più alta rispetto a  metodiche precedentemente descritte.
  4. Al momento, non si conoscono con esattezza le prestazioni del test del DNA cell-free in gravidanze gemellari o plurigemellari.
  5. A differenza di altri metodi di diagnosi prenatale, il test del DNA cell-free non valuta la translucenza nucale, ovvero la fessura translucida a livello della cute nucale del feto; non dà informazioni sulla funzione della placenta con marcatori biochimici e non rileva eventuali difetti del tubo neurale.

Conclusioni

Considerando l’assenza di dati univoci, per ora, la comunità scientifica non è in grado di predire se la tecnologia del DNA cell-free possa essere realmente introdotta nella diagnosi prenatale.

Certo è che se il test fosse meno costoso, si potrebbero accelerare i tempi per produrre dati clinici a supporto della sua efficacia. Si riuscirebbe forse a risolvere le importanti questioni etiche,legali e sociali che, attualmente ne limitano l’utilizzo. 

Se il DNA cell-free screening è così efficace come sembra, sarebbe un vero peccato non poter usufruire delle sue promettenti peculiarità. 


Dalla fonte: Jean Gekas, Sylvie Langlois, Vardit Ravitsky,et al. ApplClin Genet. 2016; 9: 15–26. Non-invasive prenatal testing for fetal chromosomeabnormalities: review of clinical and ethical issues